sabato 21 luglio 2012

Intervista a Patryck Ficini

Qui di seguito potete leggere la versione italiana dell'intervista di Claire Annovazzi a Patryck Ficini, saggista, scrittore e traduttore francese che parla di sé, dei suoi gusti letterari e cinematografici ma soprattutto della versione francese de L'Isola di Alda Teodorani, da lui tradotto, oltre al legame di amicizia e stima che lo unisce all'Autrice. Il link all'intervista in lingua originale è presente su Sin'Art



Redattore su sur Sueurs Froides, Patryck Ficini ha tradotto un racconto di Alda Teodorani, una grande della letteratura orrorifica italiana. Gli abbiamo chiesto di parlarci del suo lavoro di traduzione.

Ti occupi della rubrica letteraria di Sueurs Froides.
Cosa ti ha portato a interessarti della letteratura orrorifica e fantastica?


Le Chroniques Infernales, di fatto, trattano tutta la letteratura popolare di genere, come lo stesso sito. Vi si parla di horror ma anche di spionaggio o di poliziesco. Continueremo anche in futuro a parlare di romanzi erotici o di western quando se ne presenterà l’occasione. Con una predilezione per i piccoli romanzi dimenticati e d’autore, rari e oscuri, piuttosto che per l’ultimo best-seller di moda di cui parlano tutti. In questa rubrica cerchiamo anche di mettere l’accento sui piccoli editori in lingua francese che spesso fanno un lavoro straordinario (La Clef d’Argent, Le Petit Caveau, le Carnoplaste, les Editions de l’Antre che hanno proprio pubblicato L’ISOLA…) Insomma, pur rispettando infinitamente in grandi maestri già celebri, noi preferiremo ricordare un Gore de Corsélien piuttosto che King o un Masterton, e un Ambre Dubois più che Anne Rice, tuttavia senza proibircelo se ci fa piacere! Non bisogna dimenticare il fumetto, altra grossa parte della letteratura popolare.
Mi sono interessato a questa cultura letteraria e cinematografica un po’ come tutti, sedotto da bambino dalle serie Tv americane e francesi (La poupée sanglante, L’ile aux trente cercueils) e dalle animazioni giapponesi (Harlock e gli altri). L’attrazione per la letteratura di genere è arrivata in seguito, verso i 10 anni, con la scoperta di Bob Morane, poi alcuni anni dopo con Conan, Cthulhu et James Bond (lo spionaggio è sempre stato un genere familiare che prediligevo, con Coplan et OSS 117). Cinema e letteratura si completano meravigliosamente: per me non esiste uno senza l’altra.
Oggi non potrei più scegliere tra i due media. Sono appassionato dall’arte di raccontare una storia, qualunque sia la forma adottata.
Per questo ho scritto anche alcuni racconti e ho praticato i giochi di ruolo. Per il fumetto italiano e dunque la mia attrazione per questa cultura popolare, si può vedere l’influenza dei fumetti erotico-orrorifici come ZORA e JACULA che leggevo da mio zio quando avevo 8-10 anni, più o meno di nascosto!

Quali sono I tuoi autori preferiti e perché?

Scopro continuamente nuovi romanzi e nuovi autori. La letteratura popolare sembra inesauribile. E non muore mai, pur adottando forme diverse (dal romanzo-feuilleton al romanzo da edicola passando dalle dime-novel e i pulp!
Ebbene, è vero che ho una passione per Robert Ervin Howard, grandioso narratore pulp che ha per così dire creato l’heroic fantasy con Conan, Kull o Solomon Kane. La sua scrittura era prodigiosa, non ho mai letto altrove di combattimenti così violentemente epici.
Ultra prolifico e poliedrico come la maggior parte dei miei autori preferiti, pur mantenendo una qualità costante assai incredibile, ecco Howard! Della sua opera mi piace tutto, e aspetto con impazienza che si traducano pure i suoi western.
Mi piaceva molto anche Serge Brussolo per la sua immaginazione incredibile, ci sono più idee in un capitolo del suo Anticipation (Fleuve Noir) rispetto a un intero romanzo di uno scrittore qualsiasi! È un genio. Ma confesso che al momento mi ha stancato. Adoro anche Lovecraft, Ian Fleming, Henri Vernes (uno di quegli scrittori che uscivano dai libri più velocemente della loro ombra, pur mantenendo una certa qualità globale –  questo mi affascina, li ammiro…), Michel Honaker per il suo antieroe, il Comandante, Marc Agapit, grande maestro dell’angoscia e del fantastico alla francese (anche se era belga!) Edogawa Ranpo, per i sei libri pubblicati in Francia di questo maestro giapponese del mistero e del poliziesco contorto – dell’Ero Guro, come si dice là… del resto, speriamo che prima o poi ne escano altri! Mi interesso più particolarmente al Fleuve Noir e alle sue grandi collane come Gore, Anticipation, Espionnage, Spécial Police e Angoisse, piene di autori di altissima qualità ingiustamente disprezzati in vita e spesso dimenticati oggi, ovviamente con artisti come Pierre Pelot e G. J. Arnaud.
Per quanto riguarda l’Italia, sono fan di Tiziano Sclavi (soprattutto in qualità di sceneggiatore su Dylan Dog, anche se apprezzo pure i suoi romanzi) e ovviamente Alda Teodorani. Mi piacciono anche Stefano di Marino e Gianfranco Nerozzi per lo spionaggio. Gli autori italiani, soprattutto di fumetto (Diabolik e gli altri) e il cinema di serie B, mi appassionano quanto i francesi o gli americani, perfino di più di questi utimi, che stanno monopolizzando, o quasi, il grande pubblico di questi tempi.
In questo momento mi sto dedicando ai famosi “Racconti di Dracula”, romanzi del terrore pubblicati per 20 anni in Italia. È interessante, non bisogna fidarsi delle pessime traduzioni francesi degli anni Sessanta. Mi fermo qui perché ne avrei per ore, per quanti sono i libri, gli autori e i generi che mi interessano!


Come hai conosciuto l’opera di Alda Teodorani?


Ho scoperto Alda Teodorani quanto era sceneggiatrice per la rivista culto di Paolo di Orazio Splatter, un fumetto tanto estremo quanto la collana Gore in Francia o l’ondata splatterpunk nel mondo anglosassone. Mi sono informato sulla sua opera (divorando le sue interviste), ho letto i suoi racconti (Alda è innanzitutto una splendida narratrice) e il suo romanzo di culto Le radici del male, quasi la risposta italiana a American Psycho. Salvo che, a mio parere, è molto meglio. Alcuni anni dopo, ho contattato Alda e abbiamo avviato un’ininterrotta corrispondenza, per lettera e per e-mail. Ho scoperto che uno dei miei autori preferiti (ero stato stregato dalla sua scrittura e dalle sue tematiche ultra-violente) era anche una persona straordinaria, disponibile e molto vicina ai suoi ammiratori. La considero un’amica anche se non ci siamo mai incontrati. E penso che la cosa sia davvero reciproca. Avevo proposto di tradurre Alda per un’antologia horror delle Editions de l’Antre. Si tratta della piccola casa editrice societaria di Nizza di un amico libraio, fine conoscitore di letteratura popolare, Jérôme Dugast. L’antologia non è ancora uscita ma Jérôme mi ha proposto di inaugurare una nuova collana dedicata ai racconti con un testo di Alda. Lei, entusiasta di tornare a pubblicare in Francia (dopo Naturellement) e sempre attenta agli editori indipendenti, ci ha offerto i diritti di traduzione de L’Isola, un bellissimo testo pubblicato inizialmente in Italia sotto forma di CD (delle Forbici di Manitù, N. d. T.)


Quali sono state le tue prerogative nella traduzione de L’Isola? Volevi conservare soprattutto l’atmosfera? O ti sei dedicato a una traduzione fedele?

Avevo carta bianca per tradurre L’Isola, anche se era la mia prima esperienza di questo tipo. Ho cercato di conservare sia l’atmosfera così pesante e soffocante del testo originale che la bella scrittura di Alda. Spero di esserci riuscito. Alda è stata contenta del risultato. Traduttrice dal francese all’italiano, ha potuto rileggere la traduzione e darmi il suo parere sincero, il che è stato prezioso, così come l’editing di Jérôme Dugast. 
La difficoltà più grande è consistita nel conservare la bellezza delle sue frasi, il suo modo tanto particolare di scrivere. Tradurlo non è facile, poiché L’Isola è un testo molto forte, duro e deprimente, e immergervisi e reimmergervisi ancora e ancora è un esercizio delicato. L’Isola è un’esperienza all’incrocio della letteratura e dell’horror. Il lettore, e ancor più il traduttore, prova una mescolanza di piacere) quello che si prova di fronte a un’opera opprimente) e di dolore (il vissuto della protagonista de L’Isola è semplicemente terrificante). Si pensi A Edgar Poe o forse Jack Ketchum (Una ragazza come le altre), anche se l’opera di Alda è unica.


Come descriveresti in tre parole il lavoro di Teodorani? E perché questa scelta? Violenza. Sesso. Sofferenza (sia psicologica che fisica).

L’opera di Alda tratta spesso di serial killer, in un modo molto originale e diverso da quel che fa la maggior parte degli autori di thriller con questo tema. Il sesso e il sangue, senza tabù, si mescolano per suscitare il malessere del lettore, che tuttavia è trascinato dalla bellezza delle frasi di Alda. Il modo in cui Alda affronta queste tematiche evita la gratuità e la volgarità, scogli evidenti per chi si dedica a una letteratura dell’estremo. Alda evoca il terrore più estremo con eleganza, senza per questo nascondersi il volto o distogliere lo sguardo. I suoi scritti sono oscuri, disturbati e disturbanti. Fanno soffrire i personaggi, così come il lettore, immerso in un mondo disperato. Alda Teodorani fa male (del resto, questo è ancora più vero per quanto riguarda un testo come L’Isola).

Pensi di proseguire nella traduzione della sua opera? E se sì, ci sono progetti in corso?

Mi piacerebbe molto tradurre ancora Alda, per quanto mi sento vicino alla sua opera. Del resto, ho tradotto anche 15 desideri, una raccolta di poesie in prosa pieni di un erotismo torturato, venduto con un CD musicale in Italia.  Non è previsto niente altro per il momento ma chissà? Forse per l’Antre, se questa antologia orrorifica sarà realizzata, o forse per un editore più grande, poiché Alda lo meriterebbe ampiamente. Il futuro lo dirà!
Sarebbe un sogno anche tradurre un Tiziano Sclavi come Dellamorte Dellamore.


Intervista realizzata da Claire Annovazzi
Il racconto L’Isola di Alda Teodorani nell’edizione francese è disponibile qui
Sin'Art France

mercoledì 18 luglio 2012

Gianfranco Staltari sulle pagine di Horror Magazine propone una lunga e variegata intervista a Alda Teodorani