Interviste

 Intervista di Alberta Georgiana Dirdala

Maggio 2021


1.      Ha mai avuto un blocco dello scrittore? E se la risposta è si, come lo ha affrontato?

Non credo mi sia mai successo ma il problema di chi ne soffre credo sia il fatto che scrive su commissione. Non ho mai lavorato in questo modo sui miei libri. Ho sempre scritto quando avevo voglia di farlo - sto parlando della narrativa, perché di tradurre, correggere, sistemare testi non ho mai smesso. Anzi, a volte mi è capitato che scrivere mi venisse impedito.

Mi è successo però di pensare che non avevo più niente da dire come scrittrice, e poi ecco, un giorno cambi strada, visiti un luogo nuovo, vedi qualcosa che ti affascina e una nuova idea nasce nella tua mente.

 

2.      Come influisce l’horror nella sua vita?

L’horror mi riappacifica con i fatti cruenti e dolorosi della vita quotidiana. Fino alla vecchiaia, fino al termine della nostra esistenza, alcuni di noi, forse tutti, conservano la purezza che c’è nella mente e nel cuore dei bambini. Abbiamo bisogno di sentirci raccontare delle favole, questo è il ruolo delle scrittrici e degli scrittori: raccontano favole a sé stessi e agli altri. Allora, penso, quando queste favole sono orribili e paurose, gli affanni che viviamo ogni giorno si stemperano, assumono dimensioni diverse e perdono di intensità.

 

3.      Crede nel soprannaturale ad esempio vampiri, lupi mannari, streghe e cose di questo genere?

Non ho mai pensato che certe creature mitologiche non esistano; questo non significa che mi aspetti di incontrarle, però sono del parere che quando tante persone credono in qualcosa, specie se sono bambini e ragazzi (che hanno un animo meno contaminato dalle faccende quotidiane del vivere), qualche strana forma di energia ne può forse scaturire.

 

4.      In uno dei suoi racconti lei parla della città come qualcosa che ti soffoca. Cosa l’attira della natura?

Mah, girerei la domanda in: cosa mi repelle della città?

Scherzi a parte, la prima cosa che mi viene in mente è che è tanto variegata e piena di colori in ogni stagione, lo scandire del tempo negli alberi e nelle piante che cambiano forma e aspetto, le continue sorprese che ti riserva; puoi incrociare un cane che se ne va per i fatti suoi, incontrare l’airone alla diga o sentire le rane che gracidano, vedere che sulla tua mano si è posata una coccinella, e poi i suoni: quel silenzio che ti dà l’impressione di avere varcato un portale è pieno di suoni.

 

5.      In tutti i suoi libri troviamo il tema dell’amore e della paura. Cosa ne pensa della paura e dell’amore?

Penso che siano buone distrazioni: come accennavo sopra, la vita quotidiana è piena di problemi. Per quanto riguarda l’amore, non so se esista, ve ne farete un’opinione da qui ai prossimi decenni; la paura invece… bè, dico solo che è molto meglio provare paura leggendo un libro, poi chiuderlo e rassicurarsi, piuttosto che la paura di quando si guarda il telegiornale.  

 

6.      Preferisce leggere un libro cartaceo di seconda mano oppure l’e-book?

Devo dire che entrambe le esperienze sono importanti per me: compro spesso i libri di seconda mano perché penso sia giusto riciclare e perché mi piace sapere che qualcun altro ha “vissuto” quell’oggetto e grazie a esso ha provato emozioni, e solitamente li passo poi a qualcun altro. Fatevi raccontare dalla prof l’esperienza che ho vissuto grazie a un libro usato.

 

7.      In contemporanea alla sua carriera di scrittrice ha lavorato anche in molti altri campi artistici. Come mai ha fatto questa scelta?

Uno scrittore che amo ha detto: non si sceglie il genere, è il genere che sceglie te. Del resto, tra tutte le arti, la scrittura, e di conseguenza la lettura, penso sia quella che ti dà l’esperrienza più intma e personale, privata e che non deve fare i conti con nessuno: intendo la vera arte della scrittura, non la mercificazione che ne viene fatta oggi.

 

8.      Qual è stato il motivo principale per cui lei ha iniziato a scrivere?

Un po’ per quanto ho detto sopra, un po’ per un’altra cosa che non è possibile spiegare razionalmente perché fa parte dell’ambito molto cerebrale ma anche viscerale che si chiama desiderio.

 

9.      Nelle varie interviste che ha fatto dice che sin da piccola leggeva molti libri. Quali sono i suoi libri preferiti?

Mi dispiace dire che non ho libri preferiti. Spilucco qua e là, trovo qualche autore che mi piace, leggo tutto quello che ha scritto, poi a un certo punto, se comincia a essere ripetitivo, lo lascio. Mi piacciono i libri dei grandi etologi, che parlano della natura e del comportamento animale.i testi di psicologia e di antropologia, la fantascienza, i noir americani, gli autori italiani dimenticati e i francesi spiritosi, per me l’importante è non annoiarmi, e appena mi accorgo che un autore ha scritto tanto solo per “allungare il brodo”, come si dice in gergo, lo saluto e non lo riprendo più.

 

10.  Da sempre la maggior parte delle persone appassionate di libri ad un certo punto della loro vita decidono di voler scrivere un libro, ma la prima domanda che ci si pone è da dove prendo l’ispirazione. Quindi le volevo chiedere qual è la sua ispirazione e generalmente prima di scrivere un libro pratica qualche rituale come ad esempio Lucinda Riley prima di scrivere fa una ricerca approfondita sul luogo dove si svolge il racconto o la Rowling che per scrivere Harry Potter fece delle ricerche sui libri celtici. 

Tieni presente che molte di queste storie su dove si prende l’ispirazione sono trovate commerciali, ci sono delle precise tecniche.

Per quanro mi riguarda, essendo libera di scrivere quel che mi va, ho avuto tante diverse esperienze. Il mio primo libro è nato da una storia d’amore dove io e lui eravamo i personaggi principali, il tutto condito con molta violenza; il secondo da una storia che mi hanno raccontato di un losco figuro che si aggirava per Roma ferendo la gente con un coltello che teneva nella manica, il terzo dal mostro di Firenze, il quarto da un sogno che ho fatto, poi esperienze che ho vissuto, luoghi  che ho visitato, sentimenti che ho provato… peraltro i miei libri girano attorno alle persone e ai loro sentimenti più che ai fatti e alle cose.

 

11.  Ha mai pensato di vivere nell’epoca sbagliata? e se la risposta è sì, in quale epoca le sarebbe piaciuto vivere?

Penso di essere molto fortunata a vivere adesso: ho cominciato a scrivere quando ancora l’editoria era qualcosa di serio e questo mi ha insegnato tanto sul mestiere della scrittura, le prime recensioni che ho avutio sono state su carta, che è determinante per stabilire l’importanza di chi scrive, ho potuto sperimentare le autoproduzioni musicali prima che il DIY subisse una battuta di arresto (tornerà? Non lo so), ho lavorato in redazioni di giornali e riviste, ho visto nascere internet e l’ho subito sperimentato, ho visto nascere i social e ho potuto studiare a fondo tutti i loro meccanismi e grazie a essi ho conosciuto i miei lettori d’oltreoceano e ho publicato in Argentina, ho saputo che si scrive di me in Francoa, in Spagna, in Germania, in USA e in Lettonia… e perfino in Nuova Zelanda! Però devo dire che trovo tanto affascinanti i primi decenni del secolo scorso, anche quella un’epoca di grandi cambiamenti e grande letteratura. 

 

12.  Se una persona che incontra per caso e non ha mai letto i suoi libri le chiedesse “Che cosa mi potrebbe spingere a diventare una sua fan?”, cosa risponderebbe?

È già successo e ho consigliato di lasciar perdere!

 

13.  Le idee che usa per scrivere i suoi libri, le hanno mai causato degli incubi o dei problemi nel dormire?

No, assolutamente. Non credo che possa succedere, la scrittura è un’opera di pulizia del subconscio, tra l’altro.

 

14.  Donna, scrittrice di horror e noir. C'è spazio oggi secondo lei per le donne in questo genere?

Sì, assolutamente.Penso che a un certo livello, se ci si sa muovere bene (cosa che io non faccio) credo sia pure un vantaggio, poiché dà modo di farsi notare, se attorno a te hai persone serie e intelligenti.

 

15.  Lei è ritenuta la Signora del dark italiano, il punto di riferimento per chi ama le tematiche gotiche, oscure. Si trova a suo agio in questi panni o la definizione le va stretta?

No, non mi va stretta. Questo è solo uno dei tanti appellativi, tra i quali ci sono regina dell’horror, regina nera, dark lady della letteratura eccetera. La cosa non manca mai di divertirmi.Esco comunque e rientro quando mi va da queste tematiche, ma l’ambito dell’horror, del noir e dello splatterpunk sono quelli che hanno contribuito a farmi conoscere in tutto il mondo, e allora perché no? Non è mica una vergogna, anzi, serve ad allontanare coloro che si fermano alle apparenze senza andare a vedere un po’ più a fondo in tutto quello che ho fatto, nelle continue sperimentazioni che mi contraddistinguono.

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