Bloodbusters reinterpreta la realtà, si spinge oltre nel tempo e, dati alla mano, sostituisce, trasforma, amplifica.
Francesco Verso, che leggo e apprezzo da tempo, non è nuovo a questo genere di incursioni e la sua "future fiction" (preferisco questo termine rispetto a "fantascienza") è sempre accurata, precisa, studiata nei minimi dettagli, documentata.
L'abilità di questo autore, rispetto a tanti altri oggi in libreria o in edicola, sta nel riuscire a confezionare prodotti editoriali che non comunicano, per fortuna, il senso di meccanicità in cui a volte come lettrice mi imbatto: spesso, nei libri, scorgo nella trama e nella narrazione la sua costruzione a tavolino, vedo il meccanismo che ci sta dietro, un po' come quando si apre la cassa di un orologio meccanico, e non è affatto piacevole.
L'abilità di Francesco Verso, in tutte le sue opere, è quella di saper coinvolgere, appassionare. La lettura è fluida, piacevole, il flusso narrativo scorre e sale come preziosa linfa. In Bloodbusters, che ha fruttato al suo autore la vincita del Premio Urania (la seconda!) questa componente è sempre attiva; la metafora del sangue, dei tributi e del denaro è assai calzante ed è condita con una buona dose di ironia e di riferimenti che rendono il libro molto divertente.
Insomma, il Premio Urania questo romanzo se lo è meritato tutto e per fortuna chi non riuscirà o non potrà accaparrarselo in edicola potrà recuperarlo in e-book, il che in effetti, visto che l'autore è anche curatore del progetto Future Fiction del quale ho parlato in un mio articolo su C Inside, ha una forte motivazione dettata dal percorso e dalla ricerca di Francesco Verso.
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