Per chi non c'era, ecco la mia intervista con pubblico rilasciata a Torino Comics horror fest dove ripercorro parte della mia storia di scrittrice; ringrazio Serena Aronica, stupenda amica sempre presente al festival che mi ha dedicato parole meravigliose e ha pubblicato a questo link il filmato curato da Adriano Cerroni
Per vederlo cliccate qui!
mercoledì 24 giugno 2015
Nico, Giannetto, stazione di Bologna
Alla stazione di Imola, mi viene a prendere Casadio: è l'amico di Giannetto - il padre di Nico.
Il fatto che abbia lo stesso cognome di Ernesto, compagno di caccia al tesoro di quando ero ragazzina, campione di scacchi e vero comunista, dà a questo incontro qualcosa di familiare e anche se so che Ernesto non c'è più da tanti anni, tuttavia è solo la mia mente razionale ad essere informata della cosa, l'altra non ne vuole sapere. E del resto questo viaggio è ormai sintonizzato sull'onda dei ricordi. Mentre il cielo intorno a noi si tinge di nero e mi chiedo annoiata se pioverà, Casadio mi racconta delle sue ultime scoperte. "Nico dipingeva sulla carta da polli, vero?" mi dice e aggiunge: "Perché sotto le gabbie dei polli c'erano quei lunghi fogli di carta per raccogliere gli escrementi e lui la prendeva per dipingere, erano quadri lunghi anche 20 o 30 metri."
"Vuoi andare a casa di Nico?" aggiunge.
Resto interdetta per un attimo, la casa di Nico non era quella dove stiamo andando ora, è un'altra in campagna, quella dello studio pollaio, quella dove la madre Giulia confezionava coperte imbottite e materassi.
"Pensi sia il caso?" chiedo e poi resto in silenzio mentre vasti squarci di cielo si aprono intorno a noi.
In casa Giannetto, la badante polacca alle prese con le marmellate, un paio di nipoti; non capisco se il padre di Nico mi riconosce.
Lui ,seduto accanto a me sul divano, inizia a parlare di politica, dei comunisti che "i'a cambié nom" e continua parlando dei contadini che hanno cacciato i padroni e che poi "i'è dvinté lò i patron, sono diventati loro i padroni" traduce a mio uso e consumo, una gomitata sul fianco e ammiccando aggiunge "t'al sè 'e dialett?"
Sulla parete di fianco al divano troneggia la foto di Nico in bianco e nero che gli ha fatto Aquila. È un bel ragazzo di una ventina d'anni, il cranio scolpito dalla chemio, occhiali con la montatura di metallo rettangolare.
Penso a Baldo, chissà dove è ora. Al testamento.
Intorno alla foto di Nico, fissate sulla stessa cornice, ci sono una ventina di fotografie. Dice Giannetto: "Quelli sono i miei morti," più sotto c'è una specie di manifesto mortuario formato A4, la foto a colori di una donna in bianco e nero, già sull'orlo della morte. E' lei, Giulia. Non la riconosco nella foto, penso che non sono nemmeno riuscita a salutarla.
Casadio torna, è ora di andare.
Intorno alla foto di Nico, fissate sulla stessa cornice, ci sono una ventina di fotografie. Dice Giannetto: "Quelli sono i miei morti," più sotto c'è una specie di manifesto mortuario formato A4, la foto a colori di una donna in bianco e nero, già sull'orlo della morte. E' lei, Giulia. Non la riconosco nella foto, penso che non sono nemmeno riuscita a salutarla.
Casadio torna, è ora di andare.
Vicino al Torrioncello c'è già un gazebo con le sedie pronte. I Bagnaresi arrivano a frotte, dal deserto che c'era prima, in pochi minuti lo spazio è pieno, riconosco qualcuno, vedo i sorrisi, vedo mio fratello Marco che arriva rombando da lontano, non trova parcheggio, entro in biblioteca e in basso su uno scaffale insieme a un solo volume un fantasy ci sono tre miei libri.
Arriva Roberto l'occhiale blu, uno sguardo un po' seccato sulle mie scarpe fuori tema; Ivana è felice di incontrarmi, ha un bel sorriso: mi ha vista lottare per un libro di Nico, mi ha vista imbiancare i muri della Biblioteca Comunale poi portare lì tutti i miei libri quando sono partita; Loretta ha ancor più gli occhi di una bambina curiosa; Giuliana ha il volto un po' rassegnato, come il ricordo di una sofferenza forse ormai lontana; Giuseppe con la moglie, le sta due passi avanti, lei sembra sperduta; Ciarli. si scrive proprio così, ha contribuito a finanziare questa serata, i ricordi non smettono di attanagliarlo, immagino, visto che è l'unico a essere rimasto qui.
Castor arriva quando il critico d'arte accanto a me ha già iniziato a parlare dei quadri di Nico.
Mi alzo e lo vado ad abbracciare. E' lui che conosco di meno, anche se lo vedevo sempre sul pullman per Imola, e penso che mi piace, come mi piaceva allora. E' di Mordano, era amico di Betti, unico tossico che ho conosciuto a non aver mai approfittato di esserlo.
Parlo senza ascoltarmi,il calore del pubblico mi avvolge e mi fa sentire a mio agio.Di fronte a me, Giannetto ha gli occhi lucidi. Più tardi mi dirà che non ha sentito una parola di tutti i nostri discorsi. Sono stranamente calma. Dopo non avrei ricordato nulla di quello che ho detto. Tra tutti solo Castor parla, dopo che gli ho fatto finire di leggere un brano di Baldo su Nico.
Quando tutto è finito e l'aria si sta azzurrando siamo passati dalla casa di Andrea: Marco vuol salutare la sua amica Virginia, animatrice per il compleanno dei figli di quell'ex ragazzo che per primo mi parlò di Tondelli. Ha i capelli biondi che gli piovono sugli occhi come allora, ma tra occhiali capelli e barba non riesco a vedergli il bel volto. Mi abbraccia stretta, facciamo una foto insieme, mi regala un secchiello per bambini.
sabato 6 giugno 2015
mercoledì 3 giugno 2015
martedì 2 giugno 2015
mercoledì 13 maggio 2015
Cristiano Caggiula - hekátē atto II
Non abbiamo bisogno di parole ridondanti per colmare i vuoti dell’esistenza; quel che manca è il significante.
Ecco la prima riflessione che mi viene alla mente leggendo i versi di Cristiano, che lui mi ha consegnato una sera, con fare minimalista come suo solito per tutto ciò che riguarda la sua produzione.
Io, non poeta, tramite le sue mani avevo avuto accesso alla sua poetica mediante i suoi primi versi, frutto di frenetica freschezza, avevo fatto qualche osservazione, consigliato la pubblicazione – che poi in effetti segu+ - sulla rivista deComporre, dedicato a lui una delle mie prose poetiche più brevi e intense. Ora, a distanza di qualche anno, lo ritrovo in hekátē atto II, col profumo degli autori francesi che lui ama, una raggiunta maturità lunguistica – mai p(l)acata – e le sue parole-pietre scagliate con sapienza nella mente del lettore, riferimenti archetipici, ermetici. E sopra(t)tutto il suono.
Cristiano Caggiula, hekátē atto II
Unconventional Press, 2015
Ecco la prima riflessione che mi viene alla mente leggendo i versi di Cristiano, che lui mi ha consegnato una sera, con fare minimalista come suo solito per tutto ciò che riguarda la sua produzione.
Io, non poeta, tramite le sue mani avevo avuto accesso alla sua poetica mediante i suoi primi versi, frutto di frenetica freschezza, avevo fatto qualche osservazione, consigliato la pubblicazione – che poi in effetti segu+ - sulla rivista deComporre, dedicato a lui una delle mie prose poetiche più brevi e intense. Ora, a distanza di qualche anno, lo ritrovo in hekátē atto II, col profumo degli autori francesi che lui ama, una raggiunta maturità lunguistica – mai p(l)acata – e le sue parole-pietre scagliate con sapienza nella mente del lettore, riferimenti archetipici, ermetici. E sopra(t)tutto il suono.
Cristiano Caggiula, hekátē atto II
Unconventional Press, 2015
lunedì 13 aprile 2015
COME DIFENDERTI DAGLI PSICOESPERTI - Quello che non ti hanno mai detto sulla psicologia e i suoi protagonisti
Anche se prima di andarmene da casa dei miei con poche cose (una casa dove non sarei mai più tornata ad abitare con il ruolo di figlia) il mio sogno era studiare psicologia - sogno singolare per l'ambiente contadino dal quale provengo -, anche se ho studiato Psicologia alle superiori con quella persona meravigliosa che si chiamava Paola Malaguti, alla fine non ho niente a che fare con la psicologia nel lavoro che ho scelto: non ho niente a che fare con la psicoesperienza.
Sono una persona curiosa dell'animo umano, questo sia come individuo che come scrittrice, sono curiosa di quante cose la mente contenga, di quanto e cosa ci sia in tutti noi del disagio psichico; sono sempre stata convinta che è tutto lì in agguato, pronto a uscire quando la vita ci mette alla prova, a dura prova.
Per questo, e anche perché avevo una passione per Paul Watzlawick originata dal suo primo libro che ho letto, il meno tipico di tutti, America, istruzioni per l'uso, seguito immediatamente dal grandissimo Istruzioni per rendersi infelici (comprato e regalato più volte) ho iniziato a interessarmi a una forma di psicoterapia poco conosciuta in Italia: la terapia breve, pur continuando a leggere Watzlawick e Bateson (conditi in salsa etologica dai volumi di Konrad Lorenz) e altri testi di minore importanza per me a parte ovviamente il "mio" Jung che mi interessa ben poco quando associato alla psicoanalisi poiché lo vedo - anzi vedo le sue teorie - in riferimento a un ordine universale e cosmico che ha ben poco a che fare con il singolo individuo.
Facendo un passo indietro e tornando alla terapia breve e al mio interesse per questo metodo dolce, poco invasivo ma soprattutto a mio parere lucido, gli articoli di Flavio Cannistrà sul suo blog "Lo studio dello psicologo" hanno risvegliato la mia attenzione poiché riecheggiavano, pur in modo del tutto personale, gli scritti che più ho amato sul tema della psicoterapia, attualizzandoli con le esigenze prodotte dai cambiamenti dell'uomo negli ultimi 10-15 anni; da qui ad appropriarmi del suo ebook Come difenderti dagli psicoesperti il passo è stato davvero breve e in uno dei miei ultimi viaggi - viaggi di ansia per mio padre che non sta bene, dopo un periodo per me assai doloroso - l'ho letto tutto. Stile scorrevole, tono colloquiale, grande consapevolezza del tema trattato, freschezza delle idee, onestà della persona che ha scritto il libro (onestà che traspare dalle pagine e se lo leggerete capirete come mai lo dico) sono elementi importanti ma più importante è il contenuto: un pasto ghiotto per una c
uriosa dell'animo umano come me, densissimo per quante riflessioni profonde e importanti contiene in uno spazio assai breve in paragone alla pregnanza degli argomenti presenti in esso, ma trattati tuttavia con grande sapienza.
Si tratta di un libro a livelli, di quelli che adoro leggere e anche scrivere: su ogni frase si potrebbe scavare e scavare trovando sempre ricco e fertile terreno.
Ci sarebbe da dire ancora molto di più: mi accorgo di aver scritto tanto rispetto al solito ma sono entusiasta sapendo che c'è un altro autore da aggiungere alla collezione dei miei preferiti, che spero produca presto qualcosa di nuovo.
Flavio Cannistrà,
Come difenderti dagli psicoesperti - Quello che non ti hanno mai detto sulla psicologia e sui suoi protagonisti, Firera & Liuzzo Publishing.
Per questo, e anche perché avevo una passione per Paul Watzlawick originata dal suo primo libro che ho letto, il meno tipico di tutti, America, istruzioni per l'uso, seguito immediatamente dal grandissimo Istruzioni per rendersi infelici (comprato e regalato più volte) ho iniziato a interessarmi a una forma di psicoterapia poco conosciuta in Italia: la terapia breve, pur continuando a leggere Watzlawick e Bateson (conditi in salsa etologica dai volumi di Konrad Lorenz) e altri testi di minore importanza per me a parte ovviamente il "mio" Jung che mi interessa ben poco quando associato alla psicoanalisi poiché lo vedo - anzi vedo le sue teorie - in riferimento a un ordine universale e cosmico che ha ben poco a che fare con il singolo individuo.
Facendo un passo indietro e tornando alla terapia breve e al mio interesse per questo metodo dolce, poco invasivo ma soprattutto a mio parere lucido, gli articoli di Flavio Cannistrà sul suo blog "Lo studio dello psicologo" hanno risvegliato la mia attenzione poiché riecheggiavano, pur in modo del tutto personale, gli scritti che più ho amato sul tema della psicoterapia, attualizzandoli con le esigenze prodotte dai cambiamenti dell'uomo negli ultimi 10-15 anni; da qui ad appropriarmi del suo ebook Come difenderti dagli psicoesperti il passo è stato davvero breve e in uno dei miei ultimi viaggi - viaggi di ansia per mio padre che non sta bene, dopo un periodo per me assai doloroso - l'ho letto tutto. Stile scorrevole, tono colloquiale, grande consapevolezza del tema trattato, freschezza delle idee, onestà della persona che ha scritto il libro (onestà che traspare dalle pagine e se lo leggerete capirete come mai lo dico) sono elementi importanti ma più importante è il contenuto: un pasto ghiotto per una c
uriosa dell'animo umano come me, densissimo per quante riflessioni profonde e importanti contiene in uno spazio assai breve in paragone alla pregnanza degli argomenti presenti in esso, ma trattati tuttavia con grande sapienza.
Si tratta di un libro a livelli, di quelli che adoro leggere e anche scrivere: su ogni frase si potrebbe scavare e scavare trovando sempre ricco e fertile terreno.
Ci sarebbe da dire ancora molto di più: mi accorgo di aver scritto tanto rispetto al solito ma sono entusiasta sapendo che c'è un altro autore da aggiungere alla collezione dei miei preferiti, che spero produca presto qualcosa di nuovo.
Flavio Cannistrà,
Come difenderti dagli psicoesperti - Quello che non ti hanno mai detto sulla psicologia e sui suoi protagonisti, Firera & Liuzzo Publishing.
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