Vi parlo de L'inganno dell'ippocastano (Mariano Sabatini, Salani) senza scendere nei particolari della trama - chi mi legge sa che non lo faccio mai.
Innanzitutto, vorrei evidenziare il divertimento dell'autore, alla sua prima opera letteraria, quando cita i suoi scrittori preferiti, come, in ordine sparso, Sandro Penna, Ian McEwan e persino il Proust della Recherche. Immagino il sorriso di Sabatini mentre computava il "nastrino di luna tra le nuvole" o "quell'asparago di donna" ma anche parole dal forte sapore popolare, tipo "stranguglione".
Del resto in questo libro c'è tutta la vita dell'autore, non si contano gli omaggi a Roma e lo stesso mestiere - quello di giornalista - del protagonista è ovviamente mutuato dalla lunga esperienza nel campo di Sabatini, dalla sua vita e dalla riconoscenza per Luciano Rispoli, autore di "Parola mia" trasmissione che gli ha trasmesso, come racconta lui stesso nei panni del suo alter ego protagonista de "L'inganno dell'ippocastano". L'affezione per la scrittura e per il giornalismo percorre tutto il libro.
Non mancano, in stile hard boiled, alcuni cliché sulle donne che a mio parere tolgono fascino alla narrazione e dei quali sinceramente avrei fatto volentieri a meno. In ogni caso, al di là di questo piccolo rimbrotto, la scrittura è fluida, la storia avvincente, ben articolata e quantomeno assai originale, il testo è ricco.
Siete lettori forti? Questo libro vi darà molto materiale di lettura, rilettura e immaginazione quasi filmica, quindi lasciatevi ingannare da Sabatin! ;)
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