martedì 29 settembre 2015

Intervista ad Alda su E' Scrivere!

Intervista di Roberto Ciardiello per il portale ESCRIVERE.COM - un riepilogo su di me, sul mio essere scrittrice, sui miei libri.
Quando le domande sono belle, il risultato è ottimo!
Ecco il link
http://escrivere.com/88366/libri/intervista-ad-alda-teodorani/




domenica 13 settembre 2015

NUOVA LINFA! ALDA IN C INSIDE

Nuova linfa scorre in questa estate ormai assai inoltrata. Come alcuni sanno, voglio che l'estate sia un modo di essere e di pensare, non solo una stagione confinata nel ristretto spazio di tre mesi. La voglio per me e dentro di me. La prima parte di quest'anno è stata amara, cose e avvenimenti da mettere da parte e sui quali non tornare più. L'estate mi ha portato grande vitalità e ottime notizie, nuove amicizie, conoscenze e collaborazioni, nuovi progetti.
E non è certo un caso se proprio nei mesi estivi ho conosciuto di persona, dopo vari scambi epistolari, colui che era già un amico, Fabrizio "Byron Rink" che mu ha proposto di collaborare a un'iniziativa nascente, una nuova rivista, cosa che mi mancava da un anno, ed eccomi già tra i redattori, con una mia rubrica e articoli in cantiere. L'appuntamento è su C INSIDE, per ora su web all'indirizzo https://dirtyfake.wordpress.com e presto in versione su carta. In attesa di miei nuovi contributi, godetevi il lungo articolo-intervista che parla di me e dei libri che amo di più tra la mia produzione. A presto su C INSIDE



sabato 15 agosto 2015

PROFONDITA' in libreria!


Cari lettori, arriva in libreria la mia ultima traduzione.
E' stata una grossa sfida questo libro, una grande fatica ma è stato anche molto bello lavorarci e riprendere confidenza con la saggistica narrata.
Dentro "Profondità" di Guillaume Néry (con la prefazione del grande Umberto Pelizzari) ci sono tanti insegnamenti, tanta forza, c'è un immenso amore per la natura e per gli atri animali, la sfida di volersi sempre superare, di riuscirci. C'è il rapporto con la morte dei nostri cari, c'è amore. E senza un briciolo di retorica.
E se è vero che nulla arriva mai per caso, nessun altro libro sarebbe stato più adatto di questo per me da tradurre lo scorso inverno, e con questo libro ho festeggiato anche i miei 20 anni di collaborazione con lo storico Gruppo editoriale Edizioni Mediterranee. Grazie a tutti voi delle Mediterranee, in special modo a Paola Maria Canonico, la mia prima amica in casa editrice Emoticon wink : sento di avere ricevuto molto più di quel che ho dato collaborando con voi in tutti questi anni, e questa collaborazione ha contribuito a rafforzare la mia scrittura, a renderla e rendermi una persona migliore.
Grazie Guillaume, mi hai dato tanto senza nemmeno saperlo e io spero di riuscire a fare amare il tuo libro dai miei lettori e dai tuoi futuri lettori italiani quanto l'ho amato io, grazie di avermi fatto scoprire il mondo sommerso delle grandi profondità e conoscere Le Grand Bleu.

martedì 30 giugno 2015

Taducendo Paquet

Non mi è capitato spesso di tradurre narrativa: per la casa editrice Mediterranee, con la quale festeggio in questo 2015 il ventennale della mia attività di traduttrice, ho tradotto soprattutto saggi, una buona palestra che tuttora mi diverte per le difficoltà da superare e mi affascina per il rigore che richiede e per questo non mi stancherò mai di ringraziare chi ha offerto una possibilità a una ragazza che amava il francese in modo viscerale ma era assai inesperta di traduzioni.
Non è capitato spesso, dicevo: in realtà la giusta definizione sarebbe “quasi mai”, poi è arrivato Francesco Verso, la Future Fiction – progetto ambizioso contenente tutte le caratteristiche che mi piacciono, compresa la possibilità concreta di migliorare il mondo, condividere idee, interlacciare culture diverse – è entrata nella mia vita in un periodo assai triste e difficile, ha portato aria fresca alla mia lettura e alla mia scrittura, alla mia capacità che pareva sopita di giocare con le parole, attribuendo loro il senso “calzante”. Questa lunga premessa era necessaria per farvi capire cosa ha significato per me tradurre La Regina d’Ambra di Olivier Paquet. Intanto c’era la sfida del vino: in un racconto apparentemente semplice, con una prosa musicale ma piana, senza la complicata fraseologia che contraddistingue i saggi coi quali ho a che fare solitamente, le viti e il vino (che - lo ricordo - sono uno dei motivi d’orgoglio della Francia) con la loro terminologia e gli incastri narrativi presenti nel racconto hanno reso estremamente stimolante sia la prima lettura che la mia opera di traduzione, poi c’era una scrittura sapiente, matura, quasi distillata (chi mi legge sa quanto amo questa parola per quel che rappresenta) pervasa da una musica, colori, odori, gusti e suoni che si cor-rispondono. E infine, ma non meno importante, il genere, la confortevole gabbia del genere, in questo caso la fantascienza speculativa, o per meglio dire, future fiction. 
La Regina d'Ambra su Amazon 

mercoledì 24 giugno 2015

Nico, Giannetto, stazione di Bologna

Alla stazione di Imola, mi viene a prendere Casadio: è l'amico di Giannetto - il padre di Nico. Il fatto che abbia lo stesso cognome di Ernesto, compagno di caccia al tesoro di quando ero ragazzina, campione di scacchi e vero comunista, dà a questo incontro qualcosa di familiare e anche se so che Ernesto non c'è più da tanti anni, tuttavia è solo la mia mente razionale ad essere informata della cosa, l'altra non ne vuole sapere. E del resto questo viaggio è ormai sintonizzato sull'onda dei ricordi. Mentre il cielo intorno a noi si tinge di nero e mi chiedo annoiata se pioverà, Casadio mi racconta delle sue ultime scoperte. "Nico dipingeva sulla carta da polli, vero?" mi dice e aggiunge: "Perché sotto le gabbie dei polli c'erano quei lunghi fogli di carta per raccogliere gli escrementi e lui la prendeva per dipingere, erano quadri lunghi anche 20 o 30 metri."
"Vuoi andare a casa di Nico?" aggiunge.
Resto interdetta per un attimo, la casa di Nico non era quella dove stiamo andando ora, è un'altra in campagna, quella dello studio pollaio, quella dove la madre Giulia confezionava coperte imbottite e materassi.
"Pensi sia il caso?" chiedo e poi resto in silenzio mentre vasti squarci di cielo si aprono intorno a noi.
In casa Giannetto, la badante polacca alle prese con le marmellate, un paio di nipoti; non capisco se il padre di Nico mi riconosce.
Lui ,seduto accanto a me sul divano, inizia a parlare di politica, dei comunisti che "i'a cambié nom" e continua parlando dei contadini che hanno cacciato i padroni e che poi "i'è dvinté lò i patron, sono diventati loro i padroni" traduce a mio uso e consumo, una gomitata sul fianco e ammiccando aggiunge "t'al sè 'e dialett?"
Sulla parete di fianco al divano troneggia la foto di Nico in bianco e nero che gli ha fatto Aquila. È un bel ragazzo di una ventina d'anni, il cranio scolpito dalla chemio, occhiali con la montatura di metallo rettangolare.
Penso a Baldo, chissà dove è ora. Al testamento.
Intorno alla foto di Nico, fissate sulla stessa cornice, ci sono una ventina di fotografie. Dice Giannetto: "Quelli sono i miei morti," più sotto c'è una specie di manifesto mortuario formato A4, la foto a colori di una donna in bianco e nero, già sull'orlo della morte. E' lei, Giulia. Non la riconosco nella foto, penso che non sono nemmeno riuscita a salutarla.
 Casadio torna, è ora di andare.
Vicino al Torrioncello c'è già un gazebo con le sedie pronte. I Bagnaresi arrivano a frotte, dal deserto che c'era prima, in pochi minuti lo spazio è pieno, riconosco qualcuno, vedo i sorrisi, vedo mio fratello Marco che arriva rombando da lontano, non trova parcheggio, entro in biblioteca e in basso su uno scaffale insieme a un solo volume un fantasy ci sono tre miei libri.
Arriva Roberto l'occhiale blu, uno sguardo un po' seccato sulle mie scarpe fuori tema; Ivana è felice di incontrarmi, ha un bel sorriso: mi ha vista lottare per un libro di Nico, mi ha vista imbiancare i muri della Biblioteca Comunale poi portare lì tutti i miei libri quando sono partita; Loretta ha ancor più gli occhi di una bambina curiosa; Giuliana ha il volto un po' rassegnato, come il ricordo di una sofferenza forse ormai lontana; Giuseppe con la moglie, le sta due passi avanti, lei sembra sperduta; Ciarli. si scrive proprio così, ha contribuito a finanziare questa serata, i ricordi non smettono di attanagliarlo, immagino, visto che è l'unico a essere rimasto qui.
Castor arriva quando il critico d'arte accanto a me ha già iniziato a parlare dei quadri di Nico. Mi alzo e lo vado ad abbracciare. E' lui che conosco di meno, anche se lo vedevo sempre sul pullman per Imola, e penso che mi piace, come mi piaceva allora. E' di Mordano, era amico di Betti, unico tossico che ho conosciuto a non aver mai approfittato di esserlo.
Parlo senza ascoltarmi,il calore del pubblico mi avvolge e mi fa sentire a mio agio.Di fronte a me, Giannetto ha gli occhi lucidi. Più tardi mi dirà che non ha sentito una parola di tutti i nostri discorsi. Sono stranamente calma. Dopo non avrei ricordato nulla di quello che ho detto. Tra tutti solo Castor parla, dopo che gli ho fatto finire di leggere un brano di Baldo su Nico.
Quando tutto è finito e l'aria si sta azzurrando siamo passati dalla casa di Andrea: Marco vuol salutare la sua amica Virginia, animatrice per il compleanno dei figli di quell'ex ragazzo che per primo mi parlò di Tondelli. Ha i capelli biondi che gli piovono sugli occhi come allora, ma tra occhiali capelli e barba non riesco a vedergli il bel volto. Mi abbraccia stretta, facciamo una foto insieme, mi regala un secchiello per bambini.
Oggi alla stazione di Bologna, aspettando il treno per Roma, guardavo i piccioni zoppicare un po'. Non volano volentieri, camminano. Camminano anche quando dovrebbero volare. Questi di Bologna hanno una bella livrea nera e sembrano anche un po' cornacchie.







sabato 6 giugno 2015

In ricordo di Nico. Bagnara di Romagna, 20 giugno 2015

Torno a Bagnara di Romagna in una veste importante, per ricordare Nico Piancastelli, l'amico morto di leucemia ma sempre vivo nella mente e nel cuore. 
 20 Giugno, amici miei carissimi ci vediamo a Bagnara


mercoledì 13 maggio 2015

Cristiano Caggiula - hekátē atto II

Non abbiamo bisogno di parole ridondanti per colmare i vuoti dell’esistenza; quel che manca è il significante.
Ecco la prima riflessione che mi viene alla mente leggendo i versi di Cristiano, che lui mi ha consegnato una sera, con fare minimalista come suo solito per tutto ciò che riguarda la sua produzione.
Io, non poeta, tramite le sue mani avevo avuto accesso alla sua poetica mediante i suoi primi versi, frutto di frenetica freschezza, avevo fatto qualche osservazione, consigliato la pubblicazione – che poi in effetti segu+ - sulla rivista deComporre, dedicato a lui una delle mie prose poetiche più brevi e intense. Ora, a distanza di qualche anno, lo ritrovo in hekátē atto II, col profumo degli autori francesi che lui ama, una raggiunta maturità lunguistica – mai p(l)acata – e le sue parole-pietre scagliate con sapienza nella mente del lettore, riferimenti archetipici, ermetici. E sopra(t)tutto il suono.

Cristiano Caggiula, hekátē atto II
Unconventional Press, 2015

lunedì 13 aprile 2015

COME DIFENDERTI DAGLI PSICOESPERTI - Quello che non ti hanno mai detto sulla psicologia e i suoi protagonisti

Anche se prima di andarmene da casa dei miei con poche cose (una casa dove non sarei mai più tornata ad abitare con il ruolo di figlia) il mio sogno era studiare psicologia - sogno singolare per l'ambiente contadino dal quale provengo -, anche se ho studiato Psicologia alle superiori con quella persona meravigliosa che si chiamava Paola Malaguti, alla fine non ho niente a che fare con la psicologia nel lavoro che ho scelto: non ho niente a che fare con la psicoesperienza. Sono una persona curiosa dell'animo umano, questo sia come individuo che come scrittrice, sono curiosa di quante cose la mente contenga, di quanto e cosa ci sia in tutti noi del disagio psichico; sono sempre stata convinta che è tutto lì in agguato, pronto a uscire quando la vita ci mette alla prova, a dura prova.
Per questo, e anche perché avevo una passione per Paul Watzlawick originata dal suo primo libro che ho letto, il meno tipico di tutti, America, istruzioni per l'uso, seguito immediatamente dal grandissimo Istruzioni per rendersi infelici (comprato e regalato più volte) ho iniziato a interessarmi a una forma di psicoterapia poco conosciuta in Italia: la terapia breve, pur continuando a leggere Watzlawick e Bateson (conditi in salsa etologica dai volumi di Konrad Lorenz) e altri testi di minore importanza per me a parte ovviamente il "mio" Jung che mi interessa ben poco quando associato alla psicoanalisi poiché lo vedo - anzi vedo le sue teorie - in riferimento a un ordine universale e cosmico che ha ben poco a che fare con il singolo individuo.
 Facendo un passo indietro e tornando alla terapia breve e al mio interesse per questo metodo dolce, poco invasivo ma soprattutto a mio parere lucido, gli articoli di Flavio Cannistrà sul suo blog "Lo studio dello psicologo" hanno risvegliato la mia attenzione poiché riecheggiavano, pur in modo del tutto personale, gli scritti che più ho amato sul tema della psicoterapia, attualizzandoli con le esigenze prodotte dai cambiamenti dell'uomo negli ultimi 10-15 anni; da qui ad appropriarmi del suo ebook Come difenderti dagli psicoesperti il passo è stato davvero breve e in uno dei miei ultimi viaggi - viaggi di ansia per mio padre che non sta bene, dopo un periodo per me assai doloroso - l'ho letto tutto. Stile scorrevole, tono colloquiale, grande consapevolezza del tema trattato, freschezza delle idee, onestà della persona che ha scritto il libro (onestà che traspare dalle pagine e se lo leggerete capirete come mai lo dico) sono elementi importanti ma più importante è il contenuto: un pasto ghiotto per una c
uriosa dell'animo umano come me, densissimo per quante riflessioni profonde e importanti contiene in uno spazio assai breve in paragone alla pregnanza degli argomenti presenti in esso, ma trattati tuttavia con grande sapienza.
 Si tratta di un libro a livelli, di quelli che adoro leggere e anche scrivere: su ogni frase si potrebbe scavare e scavare trovando sempre ricco e fertile terreno.
 Ci sarebbe da dire ancora molto di più: mi accorgo di aver scritto tanto rispetto al solito ma sono entusiasta sapendo che c'è un altro autore da aggiungere alla collezione dei miei preferiti, che spero produca presto qualcosa di nuovo.
 Flavio Cannistrà,
Come difenderti dagli psicoesperti - Quello che non ti hanno mai detto sulla psicologia e sui suoi protagonisti, Firera & Liuzzo Publishing.


domenica 14 dicembre 2014

Disponibile il capolavoro di Efe Tobunko "RISOLUZIONE 23" su Amazon

La scrittura non è di per sé metafora, ma non può sfuggire alla costruzione di nuove storie che contengono metafore, poiché – io credo – uno scrittore che scriva con tutto il suo corpo, il suo animo oltre che la sua mente, ha accumulato dentro di sé blocchi di vita, episodi, persone, sotto forma di ricordi, di impressioni, di desideri, i libri e i fumetti letti, i film visti, la cronaca, persino i programmi televisivi. Questo accumulo io lo definivo sedimentarsi, ora lo vedo di più, paragonandolo alla terra, come un humus derivato da un sapiente sovrapporre rami, foglie, vegetali, frutta, composti organici che decomponendosi formano ricchezza, concime. E di questo materiale, nel caso della scrittura, fanno parte le metafore.
 Ci sono scrittori che rifiutano di ammetterlo, di ammettere che parti delle loro opere sono metafore, può darsi che semplicemente non lo sappiano, perché quando la scrittura è passione, e non è calibrata a tavolino come una ricetta di cucina, è spontanea, non calcolata.
 Che si tratti di un caso o dell’altro, sta nell’abilità del narratore comporre un’opera senza fili di sutura evidenti, un’opera completa che, a cicatrizzazione compiuta dell’unione di vari pezzi, non lasci intravvedere alcun segno, ma scorra leggera, serica, perfetta come le carni di un bambino. È questo che vedo in Risoluzione 23. Dell’autore, Efe Tobunko, non so nulla, se non la nazionalità. Come chi legge le mie rare recensioni sa, non mi interessa documentarmi, sapere chi è e cosa fa lo scrittore, dove vive, quanti anni ha, mi interessa piuttosto trovare il nucleo, il nocciolo, le tracce del cervello rettile che c’è in ognuno di noi, quel cervello che a mio parere ci impedisce – impedisce a noi scrittori – di distaccarci completamente dalla nostra esperienza di vita mentre scriviamo, e lascia le sue tracce.
Nel caso di Risoluzione 23 l’uomo prima distaccato, poi colpito e successivamente disperato, poi ancora emarginato, emarginato fin quasi a diventare un rifiuto, il rifiuto di una società che ammette soltanto la perfezione di Huxleyana memoria (Il mondo nuovo è nella mia top five e precede – non m’importa se vi scandalizzate – il 1984 di Orwell). E poi ci sono le metafore: la metafora di un potere che pacifica usando la violenza, la metafora dell’immigrazione planetaria, oltre alla grande, principale e prima metafora del crollo delle torri gemelle- - a sua volta metafora (stavolta reale) del crollo della grande certezza statunitense, quella dell’inviolabilità, della sicurezza di non essere mai colpiti. Leggete Risoluzione 23. Non si tratta di un racconto breve, ma contiene talmente tanta succosa polpa da superare, in concentrazione e sapore, tanti volumi da mille o più pagine.

L'ebook è disponibile su Amazon a questo link

lunedì 10 novembre 2014

La variegata India di Ian McDonald

Me lo immagino il protagonista di un mondo del futuro, dove le donne sono sempre di meno, fare di tutto per conquistare la sua bella, sottoporsi a pratiche dolorose ma di sicuro effetto oppure affidarsi a un suggeritore che durante un primo appuntamento sa sempre cosa dire e cosa rispondere. Ian McDonald in Un buon partito (An Eligible boy) si è divertito a elaborare quel che succederà nell'India di una prossima epoca, e il risultato è scoppiettante, divertente anche per il lettore. Il racconto nel momento in cui scrivo è ancora disponibile in download, presente su Amazon a un ottimo costo pure quando la promozione sarà terminata. Ottima la copertina di Mattia de Iulis, uno degli illustratori che ho amato di più nella collana Future Fiction.
Un buon partito su Amazon

sabato 8 novembre 2014

Giovanni De Matteo e i suoi riti di passaggio (anche nella sua scrittura)

Giovanni De Matteo è una delle voci più promettenti della narrativa post-connettivista italiana (lasciate che la chiami come pare a me) e il suo Riti di passaggio lo conferma.
La storia che narra è godibile e molto ben scritta, l'ambientazione (le due colonie/pianeti dove gli umani sono migrati molto tempo prima della nascita di Maya, la protagonista) è al tempo stesso piena di fascino ma anche fonte di terrore, per gli esseri sconosciuti che ne abitano le parti nelle quali l'accesso è proibito.
Un racconto complesso per gli elementi che lo compongono ma al tempo stesso facilmente leggibile per la fluidità della scrittura e per una certa "suspense" che induce il lettore a continuare a leggere fino al colpo di scena finale.
Breve nota finale. Non vi spaventate se qualcuno dice che il racconto è lungo. Il racconto non "allunga il brodo" come fanno molti autori di libri i cartaceo per aumentare la foliazione e quindi il costo. Non è di certo breve come un tweet, la lunghezza è calibrata e a mio parere perfetta per il formato ebook.

Riti di passaggio su Amazon

lunedì 3 novembre 2014

Aetra - Future Fiction colpisce... sempre

AETHRA, racconto di impeccabile scrittura firmato da Michalis Manonios, è velato di un senso di inquietudine e pervaso di irrealtà, oltre a essere magistralmente costruito.
Una narrazione classica che apre la porta su un mondo dove l'assurdo e il surreale si rivelano, penetrando lenti nella mente del lettore.
Non sarete più gli stessi.

In Aethra e L'altra mamma (Future Fiction Vol. 4) (Formato Kindle)
Acquistabile su Amazon
La sinossi dell'Editore Sinossi Racconto vincitore del premio internazionale Aeon 2010 della rivista Albedo One. Dal vincitore dell'Aeon Award - Michalis Manolios - un racconto intenso e inquietante che parte come un'indagine sull'omicidio di un critico d'arte per arrivare a toccare i temi della clonazione umana e della responsabilità individuale. La Villa di Aethra infatti, non solo è il luogo del delitto, ma anche la fucina dove si creano "soggetti d'arte" al cui interno è intrappolata una copia "senziente" della padrona di casa. Spetta al commissario Costas stabilire chi è il colpevole, cosa è realmente accaduto nella villa e soprattutto perché.